All’ansia non ci si pensa finchè non arriva, allora ci si chiede: Perché mi viene l’ansia? Per quale motivo …. l’ansia nelle sue svariate modalità di esprimersi e manifestarsi.
Che si presenti sporadicamente o con maggiore frequenza, sembra fare la sua comparsa come il vicino il parente prossimo a cui non si può dire di no.
Bussa alla porta con insistenza, ma ciò che forse più lascia disorientati e con sgomento è il suo presentarsi quando meno ce l’aspettiamo. Il biglietto da visita è il suo carattere di imprevedibilità.
L’ospite inatteso… senza invito perché sa di poterne fare a meno, con un senso di estraneità, eppure appartiene a noi, in qualche modo ci riguarda, dice di sé o meglio dice a sè. E quando passiamo al “mi riguarda”, ci si trova già nel passaggio al rendersi conto che quell’ansia si sta rivolgendo proprio a se stessi.
Fa la sua comparsa la domanda: Quando se ne andrà… Non gli ho dato le chiavi di casa … eppure eccolo qua quello stato di ansietà, su cui tanto si può dire e pensare tranne una cosa: in questo sentimento mi posso adagiare. L’ansia suona il campanello… Sta a sé decidere di rispondere o meno, alzare il volume di qualcos’altro per non sentire, cercare di non sentire…. Più o meno inaspettatamente, perché forse dentro ce l’aspettiamo, ci verrà a chiamare.
Chissà cosa ci vuole dire …
Nel nostro saperci intendere e districarci in lingue e linguaggi diversi, ci sorprende la difficoltà nel capire qualcosa di noi stessi. In effetti quello ansioso sembra essere un lessico articolato che si muove su livelli differenti e che non è così immediato ricondurre a ciò che appare. Ha un proprio linguaggio di espressione e di ascolto: è il nostro … personale… soggettivamente comprensibile …inconsapevolmente formato nelle trame della propria vita.
Ed è proprio quel ritrovare il contatto con sé, che senza accorgerci senza rendersi conto, si è smarrito, anche se può far male, per ritornare a capirsi e ad ascoltarsi.